“Ridurremo le tasse al ceto medio
per far ripartire i consumi”: non è una dichiarazione di Romney in qualche convention del partito repubblicano, ma
del nostro sindaco Da Ronco, esponente di uno schieramento politico di centro
sinistra in cui si riconoscono anche cittadini con una lunga militanza nelle
file della sinistra post-comunista, che ha sicuramente modernizzato il
linguaggio, ma non ha ancora assunto il consumismo tra i principi chiave del proprio
manifesto politico.
Il post della settimana scorsa avevo lo scopo di illustrare le
ambiguità e le contraddizioni che possono celarsi nelle dichiarazioni politiche
a effetto, soprattutto quando fanno appello a un brand che si è svuotato delle componenti ideologiche forti e sta
semplicemente a indicare un marchio con cui etichettare scelte che non sono
altro che strategie del consenso.
Se da un lato quindi si è pensato
di andare incontro ai possessori di prima casa (anche quelli abbienti)
scontando uno 0,02% sull’aliquota base, dall’altro si sceglie di differenziare
i redditi da 15.000 euro lordi annuali a 55.000 euro lordi annuali di un altro
0,02%. Come dire: chi guadagna 15.000 euro all’anno ha praticamente lo stesso
trattamento fiscale di chi ne guadagna circa quattro volte tanto; ma sappiamo tutti
che non può avere lo stesso tenore di vita. Il teorema alla base di questa
decisione potrebbe essere che tanto chi guadagna poco non può comunque spendere,
per cui chi guadagna un po’ di più, superata la soglia dei bisogni primari, salvaguardando
il quid pluris da poter spendere in
acquisti secondari, possa “far ripartire l’economia” (cfr. Da Ronco, Consiglio
Comunale del 29-05-12). Tutto ciò a vantaggio delle fasce deboli, perché in
questo modo si garantirebbe, a chi guadagna 15.000 euro all’anno, di mantenere
il proprio posto di lavoro.
Con buona pace della giustizia
sociale.
Noi avremmo trovato più corretto aumentare la fascia di
esenzione a 15.000 euro (ora a 10.000) e applicare un’aliquota secca, dello 0,6%, che consente
una progressione fiscale molto più equa, essendo riferita ai redditi reali e
non alle fasce.
Però questo bilancio siamo stati solo noi a non capirlo,
perché ci è parso pieno di contraddizioni e di atti mancati.
Ha convinto invece tutti gli
altri, per l’entusiasmo e l’enfasi con cui è stata introdotta la delibera dell’addizionale
comunale Irpef, ovvero, citando Da Ronco, rilanciando “la vera politica del
sociale che solo noi sappiamo fare”... lo diceva Mary Poppins: “forse
può sembrare che abbia un suono spaventoso ... ma ... se lo dici forte avrai un
successo strepitoso!”